domenica 11 febbraio 2007

Chiusura della sede di Via Cavour

Chiusura sede di via Cavour

sabato 10 febbraio 2007

Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della celebrazione del "Giorno del Ricordo"

CELEBRAZIONE DEL "GIORNO DEL RICORDO" Quirinale, 10 febbraio 2007

Lo scorso anno il Presidente Ciampi volle che si svolgesse qui la prima cerimonia di conferimento della medaglia del "Giorno del Ricordo" a famigliari delle vittime - come recita la legge dell'aprile 2004 - "delle foibe, dell'esodo e della più complessiva vicenda del confine orientale". Raccolgo l'esempio del mio predecessore a conferma del dovere che le istituzioni della Repubblica sentono come proprio, a tutti i livelli, di un riconoscimento troppo a lungo mancato. Nell'ascoltare le motivazioni che hanno questa mattina preceduto la consegna delle medaglie, abbiamo tutti potuto ripercorrere la tragedia di migliaia e migliaia di famiglie, i cui cari furono imprigionati, uccisi, gettati nelle foibe. E suscitano particolare impressione ed emozione le parole : "da allora non si ebbero di lui più notizie", "verosimilmente" fucilato, o infoibato. Fu la vicenda degli scomparsi nel nulla e dei morti rimasti insepolti.
Una miriade di tragedie e di orrori ; e una tragedia collettiva, quella dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, quella dunque di un intero popolo. A voi che siete figli di quella dura storia, voglio ancora dire, a nome di tutto il paese, una parola di affettuosa vicinanza e solidarietà.
Da un certo numero di anni a questa parte si sono intensificate le ricerche e le riflessioni degli storici sulle vicende cui è dedicato il "Giorno del Ricordo" : e si deve certamente farne tesoro per diffondere una memoria che ha già rischiato di esser cancellata, per trasmetterla alle generazioni più giovani, nello spirito della stessa legge del 2004. Così, si è scritto, in uno sforzo di analisi più distaccata, che già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, si intrecciarono "giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento" della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica".
Quel che si può dire di certo è che si consumò - nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe - una delle barbarie del secolo scorso. Perché nel Novecento - l'ho ricordato proprio qui in altra, storica e pesante ricorrenza (il "Giorno della Shoah") - si intrecciarono in Europa cultura e barbarie. E non bisogna mai smarrire consapevolezza di ciò nel valorizzare i tratti più nobili della nostra tradizione storica e nel consolidare i lineamenti di civiltà, di pace, di libertà, di tolleranza, di solidarietà della nuova Europa che stiamo da oltre cinquant'anni costruendo. E' un'Europa nata dal rifiuto dei nazionalismi aggressivi e oppressivi, da quello espressosi nella guerra fascista a quello espressosi nell'ondata di terrore jugoslavo in Venezia Giulia, un'Europa che esclude naturalmente anche ogni revanscismo..
Il caro amico Professor Paolo Barbi - figura esemplare di rappresentante di quelle terre, di quelle popolazioni e delle loro sofferenze - ha mirabilmente ripercorso la sua esperienza : specie quando ha parlato del "sogno" e del progetto europeo in cui egli ed altri cercarono in modo illuminato il risarcimento e il riscatto oltre l'incubo del passato e l'amarezza del silenzio.
Ed è giusto quel che egli ha detto : va ricordato l'imperdonabile orrore contro l'umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l'odissea dell'esodo, e del dolore e della fatica che costò a fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell'Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale. E va ricordata - torno alle parole del Professor Barbi - la "congiura del silenzio", "la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell'oblio".
Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell'aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali.
Oggi che in Italia abbiamo posto fine a un non giustificabile silenzio, e che siamo impegnati in Europa a riconoscere nella Slovenia un amichevole partner e nella Croazia un nuovo candidato all'ingresso nell'Unione, dobbiamo tuttavia ripetere con forza che dovunque, in seno al popolo italiano come nei rapporti tra i popoli, parte della riconciliazione, che fermamente vogliamo, è la verità. E quello del "Giorno del Ricordo" è precisamente, cari amici, un solenne impegno di ristabilimento della verità.

mercoledì 7 febbraio 2007

TFR - Se avete delle informazioni in merito, depositatele qui

dal CORRIERE DELLA SERA del 7 febbraio 2007

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2007/TFR/tfrprincipale.shtml

Tfr, scelte e opzioni: una scelta ragionata

Entro il 30 giugno i lavoratori dipendenti devono decidere se tenersi la vecchia liquidazione o destinare il Tfr futuro a un fondo pensione

I conti in tasca a chi è vicino al traguardo

Buona pensione o buona liquidazione? Ecco l’interrogativo che milioni di lavoratori dipendenti devono porsi entro il 30 giugno. Meglio dirottare il Tfr ai fondi pensione, per beneficiare di una rendita integrativa, oppure conservare la cara vecchia liquidazione e ritirarla in un colpo solo alla fine del rapporto di lavoro? La scelta dipende da molti fattori personali. Ecco però alcune informazioni utili per orientarsi nella scelta.

QUALE TFR - La scelta riguarda solo i nuovi accantonamenti di Tfr, cioè quelli che maturano dal primo gennaio 2007. Lo stock accumulato fino al 31 dicembre 2006 resta in azienda e potrà essere incassato, come liquidazione, con le regole attuali.

LE TRE STRADE - La data fatidica è il 30 giugno 2007. Tre sono le possibili scelte che il lavoratore dipendente può compiere in questi sei mesi:

1) Non fare nulla. In questo caso scatta il silenzio assenso. In pratica, trascorso il 30 giugno, il nuovo Tfr verrà automaticamente trasferito dal datore di lavoro alla previdenza complementare. Il Tfr sarà destinato, in via prioritaria, al fondo pensione previsto dai contratti collettivi o a quello indicato da un diverso accordo aziendale, per esempio uno di tipo aperto individuato con un'intesa fra datore di lavoro e sindacati. In alternativa, il nuovo Tfr andrà al fondo cui ha aderito il maggior numero di dipendenti dell'impresa. In mancanza di una destinazione individuabile con questi criteri, in via residuale il Tfr sarà trasferito ad un apposito fondo costituito presso l'Inps. Per i nuovi occupati i sei mesi decorreranno dalla data di assunzione. La scelta tacita di destinare il Tfr alla previdenza complementare è irreversibile, non si potrà tornare indietro. Per ora il conferimento tacito non riguarda i dipendenti pubblici.

2) Scegliere di destinare il proprio Tfr a un fondo diverso da quello di categoria, ad esempio un fondo aperto o un Piano pensionistico individuale. In questo caso, però, si avrà diritto al contributo del datore di lavoro (in media l'1,2% della retribuzione lorda) solo se lo prevedono gli accordi sindacali. Nella quasi totalità dei casi questo contributo andrà perduto.

3) Decidere di mantenere la liquidazione. Chi vuole conservare il Tfr nella sua versione attuale deve comunicarlo espressamente al proprio datore di lavoro, altrimenti scatta il silenzio assenso. Se l’azienda ha meno di cinquanta dipendenti non cambierà nulla rispetto all'attuale situazione: oltre questa soglia, invece, la liquidazione futura sarà destinata ad un fondo gestito all’Inps, ma distinto rispetto a quello cui andrà il Tfr residuale dei lavoratori che hanno fatto scadere il periodo di silenzio assenso e per i quali non può essere individuato alcun fondo pensione. Tutte le somme - liquidazione finale ed eventuali anticipi - saranno versate integralmente dall'azienda anche per la quota trasferita. Il Tfr conferito all’Inps continuerà a rivalutarsi con le regole attuali. Per i dipendenti, quindi cambia poco dal punto di vista sostanziale. In entrambe le ipotesi si potrà cambiare idea in ogni momento e destinare alla previdenza complementare il Tfr futuro.

RENDIMENTI - La liquidazione offre un rendimento garantito, pari al 75% dell’indice Istat più un punto e mezzo. Il Tfr conferito ai fondi pensione, salvo che non si scelga una linea garantita, non dà nessuna certezza di rendimento. Tutto dipenderà dall’andamento dei mercati finanziari e dall’abilità dei gestori. In un arco temporale medio lungo, però, è legittimo aspettarsi un rendimento superiore a quello del Tfr.

ANTICIPI - Una volta aderito a un fondo pensione sarà possibile chiedere un anticipo sulle somme accumulate, così come avviene oggi con la liquidazione. Il trattamento, soprattutto dal punto di vista fiscale, è più vantaggioso. In qualunque momento il lavoratore può chiedere un anticipo fino al 75% della posizione maturata per gravissimi problemi di salute (compresi quelli del coniuge o dei figli), terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle strutture pubbliche. Dopo otto anni, invece, sino al 75% del montante per acquisto o ristrutturazione della prima casa per sé o i figli e, sino al 30%, per altre esigenze personali. Le anticipazioni per motivi di salute saranno tassate nella misura del 15% con una riduzione dello 0,30% per ogni anno di partecipazione successivo al quindicesimo, con uno sconto massimo del 6% (in pratica l’aliquota può scendere fino a un minimo del 9%). Sulle altre anticipazioni si paga invece un'aliquota fissa del 23%. Oggi, invece, l’anticipo del Tfr può essere chiesto solo dopo otto anni e per un importo che arriva fino al 70% per motivi di salute e acquisto prima casa, salvo norme più favorevoli stabilite dai contratti collettivi. L’anticipo del Tfr è tassato con un’aliquota minima del 23%.

PRESTAZIONI INTERMEDIE - Oggi chi perde il posto di lavoro può incassare la liquidazione maturata. Aderendo ai fondi pensione la normativa è più rigida. Prima di esaminarla ricordiamo che, comunque, questi vincoli interessano solo il Tfr maturato dal 2007 in poi. Si potrà incassare il 50% della posizione maturata nelle ipotesi di cassa integrazione, mobilità o disoccupazione oltre i dodici mesi: per periodi inferiori non si avrà diritto ad alcuna prestazione immediata, a meno che il fondo pensione non lo preveda (come è auspicabile che faccia). Si potrà ottenere l'intero montante accumulato nei casi di disoccupazione per più di quarantotto mesi o invalidità permanente che riduca la capacità di lavoro a meno di un terzo. Si potrà riscattare la posizione maturata anche in caso di cambio del datore di lavoro, ma l'aliquota sarà del 23% anziché del 15%. In alternativa si potrà mantenere la posizione, anche sospendendo la contribuzione, o richiedere che venga trasferita alla forma pensionistica a cui si potrà accedere in base alla nuova attività.

PRESTAZIONI FINALI - Scopo dei fondi pensione è quello di offrire una rendita integrativa a quella pubblica. Di conseguenza all’atto della pensione si potrà ottenere sotto forma di capitale solo il 50% del montante, tenendo conto delle eventuali anticipazioni ricevute. Il resto sarà erogato sotto forma di rendita vitalizia. Quasi tutti i fondi prevedono varie formule di rendita, compresa quella reversibile: questa soluzione è consigliabile se ci sono familiari a cui pensare, anche se a parità di condizioni porta ad un importo più basso. In caso di decesso dopo l'inizio della liquidazione, infatti, se l'aderente non ha optato per la rendita vitalizia gli eredi non riceveranno più nulla. Le prestazioni saranno liquidate quando matureranno i requisiti per la pensione obbligatoria e con almeno cinque anni di permanenza nei fondi.

TRATTAMENTO FISCALE - E’ decisamente vantaggioso. I contributi versati al fondo pensione, in aggiunta al Tfr, sono deducibili sino a 5.164,57 euro, mentre i rendimenti annuali scontano una tassazione dell'11% (la stessa cui è soggetta la liquidazione mantenuta in azienda). La prestazione finale in rendita o in capitale è soggetta a un aliquota fissa del 15%, con uno sconto dello 0,30% per ogni anno di adesione oltre il quindicesimo. L’aliquota minima applicabile è del 9%. Questo regime è decisamente più favorevole rispetto a quello del Tfr, soggetto ad un’aliquota minima del 23%.

Massimo Fracaro

07 febbraio 2007