venerdì 24 ottobre 2008

RESOCONTO QUAGLIARELLO - GELMINI SENATO - SCUOLA E UNIVERSITA'


Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n.
076 del 23/10/2008




SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVI LEGISLATURA ------



76a SEDUTA PUBBLICA



RESOCONTO



SOMMARIO E STENOGRAFICO




GIOVEDÌ 23 OTTOBRE 2008



(Antimeridiana)



_________________




Presidenza del vice presidente NANIA,



indi del vice presidente CHITI


e del presidente SCHIFANI





Seguito della discussione del disegno di legge:


(1108)
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1º
settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di
istruzione e università



(Approvato dalla Camera dei deputati)



PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Quagliariello. Ne
ha facoltà.


*QUAGLIARIELLO
(PdL). Signor Presidente, signori del Governo, signor
Ministro, colleghi senatori, una premessa. Al di là di come la
si pensi, è innegabile che il 13 e 14 aprile gli elettori
hanno conferito ad un leader e alla sua maggioranza un mandato
che non ha precedenti nella storia della Repubblica. Ed è
altrettanto evidente che solo un Governo sostenuto da una robusta e
coesa forza parlamentare e da una massiccia legittimazione
democratica può mettere mano con speranza di successo alle
grandi emergenze nazionali. Tra queste, l'emergenza educativa.



Se dovessi definire il concetto di emergenza educativa direi che esso
consiste nel fatto che i paradigmi di comportamento, i valori
correnti della vita quotidiana, gli atteggiamenti diffusi verso la
cosa pubblica e gli altri consociati si trovano al di sotto degli
standard richiesti da una convivenza civile e ordinata.



Nessuno, ad esempio, mette in dubbio che nelle scuole e nelle
università possa essere manifestato il dissenso e la protesta,
ma ritenere che si possa per questo giungere a mutilare il diritto di
non manifestare, ad impedire alla maggioranza silenziosa che vuole
continuare a studiare e a seguire le lezioni di poterlo fare, è
il segno eloquente di quanto il problema sia profondo.



Nel senso comune, si è radicata la percezione che l'emergenza
educativa scaturisca dalla situazione di crisi nella quale versa il
nostro sistema scolastico. Il problema è certamente ben più
ampio: investe tutte le agenzie educative che fino a pochi decenni fa
contribuivano alla formazione del cittadino. Mettere mano alla
scuola, nondimeno, deve rappresentare il punto di attacco, l'ambito
da cui cominciare, orientandosi secondo una duplice prospettiva:
definire un nuovo orizzonte culturale e all'interno di questo
chiudere un ciclo storico per aprirne un altro.



La crisi del modello classico continentale di istruzione, infatti, ci
rimanda addirittura al XIX secolo (e oggi siamo al XXI), ad una
concezione integralista e totalizzante dell'educazione pubblica in
virtù della quale lo Stato ha preteso il monopolio dello
stile, dei principi, dei metodi, dei contenuti, persino degli spazi
dell'istruzione.



Mentre l'educazione scolastica giungeva a descrivere i suoi
irrinunciabili stilemi, quasi fossero dogmi scolpiti nelle pietre, si
affermava l'icona del maestro laico, repubblicano e quindi di
sinistra, modello di virtù pubblica e, al contempo, custode
delle tavole sacre della cittadinanza, con il compito di trasferirle
di generazione in generazione.



In questo quadro, l'Italia ha rappresentato sempre un'eccezione. Da
noi la durezza di quello scontro è rimasta sullo sfondo;
edulcorata prima, in epoca liberale, dai tentativi di trovare pertugi
attraverso i quali far passare l'integrazione delle masse cattoliche
nello Stato; poi, nel periodo fascista, dalle complesse dinamiche
della sfida sotterranea tra Stato e Chiesa su quella generazione che
il regime avrebbe voluto "integralmente fascista"; infine,
in epoca repubblicana, è rimasto come impigliato negli stampi
di un regime di separazione formale, regolato da un partito unico dei
cattolici, fattosi braccio secolare della Chiesa.



In Italia, dunque, l'idolatria statalista nell'ambito della scuola
non ha mai scalato i picchi dell'intolleranza e della illiberalità:
la parità scolastica è rimasta, nel senso comune, un
obbiettivo regressivo, ma non ha mai determinato chiusura di istituti
o divieti. Nondimeno, finito il tempo degli ammortizzatori storici,
si fa oggi tanta fatica a sbarazzarsi dei residui di quel modello,
più antiquato che antico, che poggia su un malinteso ideale di
laicità. Si fa fatica ad individuare in una libera e regolata
competizione di metodi e contenuti, piuttosto che nel riproporsi di
anacronistici monopoli, la strada dalla quale potrà transitare
nel XXI secolo un ideale di cittadinanza veramente inclusivo, non
solo a parole, senatrice Franco.



In questo orizzonte si fa ancora più fatica ad accettare
un'idea dell'educazione che parta dalla persona, dalle sue
inclinazioni e dalla loro valorizzazione, piuttosto che da un
astratto ideale di "bene pubblico". Proprio da qui
originano, ad esempio, le inaccettabili strumentalizzazioni sulla
questione delle cosiddette "classi ponte": non importa che
un bambino di dieci anni arrivato in Italia senza conoscere la nostra
lingua possa diventare un disadattato se sbattuto improvvisamente in
una classe senza alcuna mediazione. L'importante per voi è
gridare al razzismo. (Applausi dal Gruppo PdL. Commenti dal Gruppo
PD).



Forse quest'assenza di classicità ci ha anche privato di un
parametro che possa aiutarci a considerare tutta la nefandezza
dell'ultimo ciclo storico inauguratosi col Sessantotto. Una stagione
dura a morire, che ha progressivamente svuotato il principio di
autorità: nel rapporto tra docenti e alunni, tra docenti e
dirigenti scolastici, tra personale docente e personale non docente,
tra l'istituzione scuola e l'istituzione famiglia. Lungo la stessa
direttrice, propagandando un egualitarismo falso, quella generazione
ha eroso il principio della meritocrazia, ponendolo come bersaglio di
una propaganda critica tanto falsa quanto rovinosa.



Questa stessa deriva, da ultimo, sta provocando un nuovo classismo.
Lo scadimento dell'offerta formativa, infatti, mette solo i più
facoltosi nella possibilità di accedere a costose strutture
d'eccellenza, che con il vostro atteggiamento state alimentando,
spesso fuori dai confini della Nazione. (Applausi dal Gruppo PdL.
Commenti dal Gruppo PD)
. Del resto, non è la prima volta
che i giovani, strumentalizzati da falsi maestri, si mobilitano
contro il loro futuro. (Applausi dal Gruppo PdL. Commenti dal
Gruppo PD).
È curioso, ad esempio, che i nostri studenti
universitari protestino in questi giorni contro la riforma Gelmini,
quando il Ministro, almeno finora, sull'università ha soltanto
rilasciato qualche dichiarazione, e i tagli previsti dalla
finanziaria del ministro Tremonti risalgono ad oltre tre mesi fa. È
una sfasatura temporale e, consentitemi, anche culturale, quanto meno
sospetta, sulla quale faremmo bene a riflettere tutti. (Commenti
della senatrice Mariapia Garavaglia).



Nell'affrontare le grandi questioni che attengono alla politica
educativa non si può poi non tener conto della difficoltà
di governo di un universo complesso come quello scolastico, che conta
al suo interno oltre un milione di dipendenti. Pensiamo, ad esempio,
alla sindacalizzazione estrema che ha fatto sì che la scuola
fosse considerata un ammortizzatore sociale, un serbatoio di posti da
assegnare, e non una risorsa per il futuro del Paese. (Applausi
dal Gruppo
PdL).



Allo stesso tempo, il modesto livello retributivo riconosciuto alla
classe docente, anche a causa delle assunzioni di massa, ha
contribuito al progressivo logoramento della considerazione sociale
del ruolo degli insegnanti.



Va, infine, ricordato quanto sulla scuola italiana abbiano gravato i
35 anni di capovolgimento progressivo del rapporto tra scuola e
famiglia determinato dai decreti delegati del 1974, a causa dei quali
la scuola è divenuta una controparte ostile con cui
contrattare tutto, persino i voti dei figli, e non un'istituzione da
rispettare e con la quale collaborare. (Applausi dal Gruppo
PdL).



Di fronte a questo scenario, sappiamo che invertire la rotta non sarà
una passeggiata. Sarà difficile, ad esempio, metter mano alle
politiche del personale, adeguare i livelli retributivi e innalzare
gli standard qualitativi finché prevarrà
un'applicazione perversa del principio di autonomia. Sul fronte
amministrativo, invece, non possiamo e non vogliamo sottacere
l'abnorme potere di condizionamento maturato dalla burocrazia
ministeriale, in gran parte politicamente orientata, e non c'è
bisogno che specifichi da quale parte. Si tratta di un potere di
condizionamento che non di rado si è fatto potere di
interdizione.



Non è, dunque, difficile comprendere perché tanto dure
e accanite si mostrano le resistenze nei confronti dell'avvio di un
progetto di riforma. Si tratta di resistenze ideologiche; di
resistenze strutturali, dovute al fatto che nel settore educativo
come altrove, o forse più che altrove, ci si dovrà
confrontare con una sacca di precariato che le politiche scellerate
degli ultimi decenni hanno irresponsabilmente alimentato. (Applausi
dal Gruppo
PdL). Si tratta, infine, di resistenze
corporative perché nessuna delle categorie, anche per colpa di
una massiccia e durevole propaganda di disinformazione, rinuncerà
alle proprie rendite di posizione finché non riusciremo a far
comprendere a tutti, proprio a tutti, che in gioco c'è il
futuro del nostro Paese.



Fin qui il pessimismo dell'intelligenza, ma noi in quest'Aula stiamo
dando spazio all'ottimismo della volontà. È proprio
nell'ottica di questo ottimismo che sento di dover guardare al
decreto che stiamo esaminando. Il ritorno al maestro unico è
certo - non lo neghiamo - anche la risposta a una necessità
imposta dalla congiuntura economica, ma vorrei fosse chiaro che non
siamo disposti a giocare la qualità dell'educazione dei nostri
figli per motivi puramente economici. (Applausi dal Gruppo
PdL). Se abbiamo compiuto questa scelta è soprattutto
perché riteniamo che sia la scelta pedagogicamente più
seria e responsabile.



La progressiva liceizzazione che in questi anni ha contraddistinto la
pratica educativa in tutte le scuole, senza distinguere tra un
bambino e un adolescente, ha finito per danneggiare sia le scuole
primarie, sia quelle secondarie, sia gli stessi licei. Noi vogliamo
invertire la rotta.



Ci sembra che ridare ai bambini una figura di riferimento sia una
scelta importante, specialmente in considerazione dei troppi
"maestri", buoni e meno buoni, con i quali essi hanno oggi
a che fare. Noi pensiamo a insegnanti capaci davvero di "fare
segno" nella mente e nel cuore dei nostri figli e per questo
anche meritevoli di essere riconosciuti nell'incommensurabile valore
del lavoro che svolgono.



Anche la reintroduzione del voto in condotta e la sostituzione dei
giudizi con i voti vanno considerate in quest'ottica di rinnovata
dignità che vogliamo ridare al mondo della scuola.



Siamo consapevoli, ovviamente, che quanto stiamo facendo è
solo un difficile inizio, ma lo riteniamo importante. Ci stupiscono
non poco le strumentalizzazioni che si sono fatte in questi giorni
del decreto che stiamo discutendo.



Nel ribadire con forza che il tempo scuola dell'insegnante unico non
coinciderà con il tempo scuola dei nostri figli, il quale si
protrarrà anche nel pomeriggio; nel ribadire altresì
che nessun insegnante o dipendente ATA sarà licenziato, dico
che bisogna avere il coraggio di provarci, anche se la conservazione,
le resistenze al cambiamento, per quanto non più in grado di
affermare i vecchi modelli, ci sembrano a volte sufficienti a
impedire il tentativo di edificarne uno nuovo.



Bisogna trovare consapevolezza del fatto che è stato proprio
questo "blocco" ad avere trasformato il problema educativo
in un'emergenza nazionale. E, di fronte a questo scenario, occorre
porsi una domanda semplice, poiché siamo di fronte a
un'occasione storica ed abbiamo un mandato popolare ampio e
inequivoco: se non ora, quando? Ministro Gelmini, vada avanti; glielo
ripeto in quest'Aula, questa maggioranza non la lascerà sola.
(Applausi dai Gruppi PdL e LNP. Congratulazioni. Commenti dal
Gruppo PD).








PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.



Ha facoltà di parlare il Ministro, onorevole Gelmini.
(Applausi dai Gruppi PdL e LNP).



GELMINI,
ministro dell'istruzione, università e ricerca. Signor
Presidente, onorevoli senatori... (Vivi, prolungati applausi dai
Gruppi PdL e LNP. Commenti dal Gruppo PD)
.



GELMINI, ministro dell'istruzione, università e ricerca.
Signor Presidente, onorevoli senatori, sono passati pochi mesi da
quando, intervenendo davanti alla 7a Commissione (colgo
l'occasione per ringraziare tutti i suoi componenti e, in modo
particolare, il presidente Possa e la relatrice di Commissione, la
senatrice Poli Bortone), mentre illustravo le linee di indirizzo del
mio mandato, elencai alcuni dati sullo stato dell'istruzione e
un'agenda di problemi a cui dare urgentemente risposta.



Se un piccolo, piccolissimo titolo di merito ritengo di avere finora
acquisito, è di avere tolto quei dati dalle medie e dalla
episodicità con la quale, sino a pochi mesi fa, passavano
sotto gli occhi distratti dei cittadini e di averne fatto patrimonio
comune a larga parte della pubblica opinione.



GIARETTA (PD). C'è un libro bianco sulla riforma della
scuola! (Commenti dal Gruppo PdL).



GELMINI, ministro dell'istruzione, università e ricerca.
È lo spirito con cui, in altri Paesi europei, quegli stessi
dati sono stati letti e soprattutto affrontati. Lo stesso spirito con
cui, in Gran Bretagna, Tony Blair decise di mettere al centro della
propria azione di Governo un profondo rivolgimento del sistema di
istruzione britannico.



GARAVAGLIA Mariapia (PD). Con altri soldi!



GELMINI, ministro dell'istruzione, università e ricerca.
Vorrei ringraziare i molti senatori che hanno ricordato quei dati e
quell'agenda. Ringrazio altresì tutti i contributi che sono
pervenuti al dibattito circa ulteriori elementi di verità e
circa la descrizione del piano inclinato che dal 1990 ha visto
scivolare la nostra scuola. Quei dati, ricordati da molti senatori,
non rappresentano un'arida elencazione, ma disegnano il panorama che
mi sono trovata di fronte, che mi ha fatto dire allora, e mi fa
ripetere oggi, che è ora di cambiare, è l'ora di
introdurre nella scuola quei mutamenti indispensabili innanzitutto
per i nostri giovani e dunque per il futuro del Paese.



Quando mi chiedono quale sia la mia visione pedagogica, ebbene, la
riassumo nel riferimento a una scuola che abbia al centro lo
studente, la sua preparazione, il suo futuro e le opportunità
che il sistema di istruzione gli deve aprire. Tutto quanto non sia
indirizzato a questo risultato, all'affermazione della funziona
educativa e formativa della scuola è qualcosa di estraneo al
ruolo che l'istruzione deve assolvere.



Nessuno tra gli onorevoli senatori, all'epoca della mia audizione,
contestò quei dati e quell'agenda di problemi, che del resto
stavano scritti nel libro bianco sulla scuola promosso dai ministri
Fioroni e Padoa-Schioppa. (Applausi dal Gruppo PdL).



All'epoca mi ero illusa che una comune presa d'atto della situazione
e di problemi non più rinviabili potesse creare un terreno
comune di confronto e non di scontro, ma si trattava per l'appunto di
un'illusione perché si è tentato di espellere quei dati
e quei problemi dal dibattito pubblico e dal dibattito politico e
perché ai contenuti stessi del decreto e alla sua realtà
si è sovrapposto un decreto virtuale, falsificato, contro cui
si è scatenata una protesta in molti casi priva di fondamento.
Ben più delle proteste mi preoccupano le falsificazioni che
sono state messe alla base di queste proteste. (Commenti dal
Gruppo PD)
.



SBARBATI (PD). C'è un testo, quali falsificazioni!



LUSI (PD). Abbia rispetto, Ministro; abbia rispetto!



GELMINI, ministro dell'istruzione, università e ricerca.
Voglio citare testualmente un passaggio dell'intervento in
discussione generale della senatrice Adamo. «Mi permetto un
piccolo richiamo alla moralità politica, che non corrisponde
al non rubare o ad avere dei buoni comportamenti etici: queste sono
tutte cose prepolitiche», diceva giustamente la senatrice. Poi
proseguiva: «Che cosa caratterizza, da un punto di vista etico,
la deontologia di chi fa politica? Il rispetto della verità,
il non dire bugie ai cittadini: questo è lo specifico della
deontologia di chi fa politica.», e io condivido quelle parole.
(Applausi dal Gruppo PdL). È una verità che
sottoscrivo, ma che vorrei fosse seguita con lo stesso zelo con cui
viene pronunciata.



Invece, nelle stesse ore in cui si teneva il dibattito alla Camera,
l'onorevole Veltroni al Teatro Capranica radunava la sinistra
scegliendo di fare della scuola il terreno privilegiato dello
scontro, quasi pregustando nuovi autunni caldi.



GARRAFFA (PD). Non è una conferenza stampa, questa!



PRESIDENTE. La prego, senatore Garraffa.



GELMINI, ministro dell'istruzione, università e ricerca.
Nelle stesse ore il presidente Napolitano, nella sua saggezza - che
deve essere di aiuto e punto di riferimento per tutti, a partire
dalla sottoscritta, in questi momenti - ricordava che per avere
un'Italia migliore abbiamo bisogno di una scuola migliore e auspicava
da parte di tutti - così come ha ripetuto ieri in una lettera
agli studenti - la creazione di spazi per un ampio confronto.



Come Ministro sento il dovere di raccogliere l'invito del presidente
Napolitano e di dare l'esempio. Convocherò nuovamente, già
da domani e una per una, tutte le associazioni degli studenti, degli
insegnanti e dei genitori, con la volontà di creare le
condizioni di un confronto pacato, costruttivo e sereno, ma a due
condizioni: che si discuta sui fatti e sui contenuti del
provvedimento e non sulla falsificazione della realtà e che la
maggioranza parlamentare possa decidere secondo le regole
costituzionali. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP).



Ma torniamo a quanto sta accadendo in quest'Aula. Il Senato della
Repubblica sta avendo ampio spazio per dibattere e mi sarei aspettata
che dai senatori dell'opposizione arrivassero quei contributi e
quelle proposte che, a loro dire, sarebbero stati silenziati dal
ricorso al voto di fiducia alla Camera dei deputati. Così non
è stato.



SBARBATI (PD). Ma se non ha neanche ascoltato, era sempre
fuori a chiacchierare!



GELMINI, ministro dell'istruzione, università e ricerca.
Al Libro bianco sulla scuola, scritto sotto l'egida dei ministri
Fioroni e Padoa-Schioppa... (Commenti dal Gruppo PD).



PRESIDENTE.
Colleghi, lasciamo realizzare al Ministro il proprio intervento. Ha
il diritto di parlare senza essere interrotta. Avete chiesto prima
dell'inizio di questa discussione la presenza del Ministro, che
puntualmente sta seguendo i lavori dall'inizio dell'esame del
provvedimento. Poi avrete modo di intervenire durante la discussione
degli emendamenti, come già avete avuto modo di fare
ampiamente in sede di discussione generale. Credo che ciò sia
stato consentito, per cui vi prego di rispettare le regole anche nei
confronti del Governo. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP. Commenti
delle senatrici Pinotti e Incostante)
.



GELMINI,
ministro dell'istruzione, università e ricerca.
...Libro bianco che invito i colleghi dell'opposizione a leggere
senza limitarsi a citarne il titolo, si è sostituita in Senato
una pagina bianca volta alla mera difesa di un insostenibile status
quo
, classista nella sua più intima essenza, e fuori dal
Senato una campagna terroristica che ha diffuso false informazioni
tra le famiglie... (Applausi dal Gruppo PdL. Commenti dal Gruppo
PD).
...destinate a svaporare quando il tempo ne farà
giustizia, ma che avvelenano il clima con l'obiettivo di bloccare la
riforma e di alimentare la piazza, creando un clima di allarmismo
totalmente ingiustificato.



È stato detto, e non è vero, che diminuiremo gli
insegnanti di sostegno. È stato detto, e non è vero,
che licenzieremo 87.000 insegnanti. È stato detto, e non è
vero, che diminuiranno le classi a tempo pieno. Un'opportunità
che invece, da Ministro, intendo incentivare. (Proteste dal Gruppo
PD).
È stato detto, e non è vero, che chiederemo le
scuole delle piccole isole e quelle di montagna, atto che il Ministro
non potrebbe mai sognarsi di compiere. (Commenti dal Gruppo PD).



GARRAFFA (PD). Legga bene il decreto!



PRESIDENTE. Senatore Garraffa, è la seconda volta che la
richiamo.



GELMINI, ministro dell'istruzione, università e ricerca.
Vedete, non mi scandalizzano le proteste di questi giorni; mi
scandalizzano le basi su cui la protesta si fonda, le false
informazioni e una versione inesistente del decreto-legge. Basta
osservare alcune interviste sui giornali, ascoltare i telegiornali
oppure, se si mettono in dubbio queste fonti, è sufficiente
uno sguardo ai video autoprodotti su YouTube o ai blog
per avere l'immagine di un quadro desolante. Quando il 32 per cento
dei ragazzi risponde che attraverso il decreto si taglieranno gli
stipendi agli insegnanti mentre accadrà esattamente il
contrario; quando l'11 per cento sostiene che aumenteranno le ore di
lezione, che non è vero; quando per il 43 per cento l'invito a
tornare al grembiule è classista e poi quegli stessi studenti
rispondono che in passato era stato adottato per non discriminare;
quando il 70 per cento di quei ragazzi sostiene che il decreto ha
abolito o ridotto le ore di educazione civica, io dico che non ci
siamo e invito quei ragazzi a guardare la realtà. Ho rispetto
di chi la pensa diversamente, ho rispetto delle proteste, ma delle
proteste a ragion veduta. E dico a quei ragazzi: contestate pure gli
interventi se non vi piacciono, protestate sul decreto ma non su un
provvedimento immaginario. (Commenti dal Gruppo PD). Avanzate
proposte, contributi, ma non accettate...



GARRAFFA (PD). Presidente, il Ministro non ha letto il
decreto!



PRESIDENTE.
Senatore Garraffa, la invito all'ordine per la seconda volta.
(Proteste dai banchi della maggioranza). Senatori, lasciate
intervenire il Ministro. Ho perfettamente chiara la situazione.



GELMINI,
ministro dell'istruzione, università e ricerca.
Avanzate proposte, contributi, ma non accettate di relegare il
dibattito solo ad una sterile difesa dello status quo quando
il Paese ha un bisogno estremo di cambiamento e di riforme.



Membri autorevoli di questo Senato potrebbero ricordare in maniera
più compiuta di quanto io possa fare i danni arrecati al
sistema produttivo del Paese dagli autunni caldi. Non vorrei - e
lancio in tal senso un appello - che la scuola venisse interpretata
come una nuova fabbrica e gli insegnanti come una nuova classe
operaia da rendere sempre più povera, affinché non
perda la voglia di fare la rivoluzione. (Applausi dal Gruppo PdL).
Vogliamo ridare - e questo sarà il mio obiettivo sino al
termine del mio mandato - agli insegnanti la dignità
professionale ed economica che non può essere disgiunta da chi
si assume un ruolo fondamentale per il presente e per il futuro del
Paese.



Avrò, onorevoli senatori, la tenacia della goccia che scava la
pietra, la tenacia della goccia della realtà e della
ragionevolezza (Applausi dai Gruppi PdL e LNP) che
scava la pietra della demagogia e della disinformazione. Una pietra
con cui non si tenta di ostacolare il ministro Gelmini - il che
conterebbe molto poco - ma un futuro per il quale le brutte
classifiche internazionali siano un ricordo lontano, soprattutto
affinché si possa combattere e lavorare alacremente - ripeto -
per costruire un futuro migliore per i nostri giovani.



Mi confortano in ciò alcuni interventi da parte di esponenti
politici e di intellettuali del centrosinistra i quali hanno
mantenuto ferma la bussola della ragionevolezza, hanno non solo,
almeno in parte, approvato la sostanza del decreto-legge ma, cosa che
per me e per il Parlamento più dovrebbe contare, hanno
invitato l'opposizione ad accettare la sfida dei contenuti. Mi
riferisco a Claudia Mancina, a Luigi Berlinguer, a Franco Bassanini,
(Applausi dal Gruppo PdL), al professor Luca Ricolfi, il quale
ha magistralmente elencato su «La Stampa» tutto quanto
viene agitato nelle piazze e che nel decreto non c'è.



Si è parlato impropriamente di «riforma Gelmini»,
ingigantendo la portata di norme dettate dal buonsenso che
rappresentano, invece, una manutenzione del sistema scolastico e i
primi appunti di un cambiamento che, per essere efficace ed ottenere
negli anni il risultato che il Paese si augura, dovrà essere
ben più esteso e fondato sui pilastri dell'autonomia
scolastica e della valutazione.



Di fronte alla realtà dell'emergenza educativa ho voluto
iniziare a dare segnali che comincino ad invertire il senso di
marcia, segnali al Paese di consapevolezza, di attenzione immediata,
segnali che non resteranno isolati. Chiedo alla scuola un'opera seria
di alfabetizzazione civile e a questo fine corrisponde l'introduzione
della materia «Cittadinanza e Costituzione» alla cui
elaborazione tanto sta dando un uomo della sinistra riformatrice
quale Luciano Corradini che mi onoro di avere tra i miei
collaboratori su questo tema (Applausi dal Gruppo PdL).



Ma a questo fine corrisponde anche la possibilità di
esercitare maggior rigore attraverso l'introduzione del voto in
condotta affinché le immagini devastanti di insegnanti
impotenti messi alla berlina diventino un ricordo. Ad ognuna di
queste immagini, ad ognuno di questi video, di questi episodi ha
fatto seguito nel passato un approfondito e pensoso dibattito e le
immagini hanno poi continuato imperterrite a scorrere. Abbiamo, ho
preferito agire. Spero che quegli insegnanti umiliati possano
essermene grati.



Chiedo anche alla scuola trasparenza e semplicità, quella
trasparenza e semplicità insite nel ritorno ai voti. Offro
alla scuola certezza del diritto e dei diritti senza ipocrisie. Come
sapete, in attesa della revisione dei meccanismi di reclutamento, ho
deciso di bloccare le scuole di specializzazione per l'insegnamento
secondario, le cosiddette SSIS, trasformate in una sorta di costosa
fabbrica di illusioni per migliaia di giovani. Ebbene, abbiamo deciso
di non far pagare a questi giovani gli errori del precedente Governo
che con la mano di Fioroni chiudeva le graduatorie e con quella di
Mussi attivava le SSIS (Applausi dai Gruppi PdL e LNP),
indirizzando i giovani su un binario morto (Commenti dal Gruppo
PD)
. Abbiamo deciso di riaprire questo binario ma sarà
l'ultima sanatoria. È nostra intenzione dare stabilità
al reclutamento e certezza di diritto, in questo come in altri casi.



MONGIELLO (PD). Quando?



GELMINI, ministro dell'istruzione, università e ricerca.
Offro alla scuola un'inversione di rotta per passare, attraverso un
uso oculato delle risorse, dalla condizione di stipendificio e di
luogo dove scelte sciagurate hanno proletarizzato la condizione di
insegnanti (Commenti dal Gruppo PD. Applausi dai Gruppi PdL e LNP)
a luogo dove le risorse vengono risparmiate e poi investite per
premiare il merito, per iniziare a portare la retribuzione dei
docenti ad un livello decoroso.



Offro alle scuole italiane un primo passo verso un nuovo piano di
edilizia scolastica che faccia sì che non si abbiano più
a ripetere tragedie come quelle di San Giuliano. (Applausi dai
Gruppi PdL e LNP. Commenti del senatore Zanda)
. Offro alle
famiglie una risposta ulteriore alle polemiche che di anno in anno si
ripetono sul costo esorbitante dei libri di testo, dopo le risposte
contenute nella legge n. 133.



Signor Presidente, onorevoli senatori, nell'accettare l'incarico di
Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ero
consapevole delle difficoltà che mi si sarebbero parate
innanzi e delle proteste che qualunque cosa avessi fatto mi avrebbero
inseguito. Qualcuno un giorno dovrà raccogliere l'albo di
queste proteste nelle quali nel corso degli anni si è
contestato tutto e il contrario di tutto. Le accetto dunque con
consapevole rassegnazione, ma spero non travalichino il segno. Mi si
insulti pure ma non si impedisca la libertà di altri, la
libertà di un cittadino di recarsi a lavoro in treno, la
libertà di uno studente di dissentire e di recarsi a lezione
(Applausi dai Gruppi PdL e LNP. Commenti dal Gruppo PD).



BIANCO (PD). Questo è il dialogo!



GELMINI, ministro dell'istruzione, università e ricerca.
Non ho intenzione di cominciare sempre tutto da capo; intendo invece
valorizzare il lavoro svolto dai miei predecessori indipendentemente
dalla loro appartenenza politica. Intendo recuperare tutto il
positivo e guardare avanti e vorrei che chi, come me, condivide la
responsabilità politica di rappresentare il popolo sovrano mi
aiutasse nell'indirizzare i binari del confronto lungo la via della
realtà e del cambiamento (Applausi dal Gruppo PdL), che
tutti, chi nelle parole e chi anche nei fatti, riteniamo oramai
ineludibile.



È su questo terreno che aspetto il Partito Democratico una
volta che il rito della sua piazza sarà compiuto. (Commenti
dal Gruppo PD. Applausi dai Gruppi PdL e LNP).
È su questo
terreno che, come ho sempre fatto, ascolterò studenti,
insegnanti, genitori, personale della scuola e mondo intellettuale;
un ascolto che però sarà fattivo. Non sarà un
giovane Ministro a mettere la scuola italiana nell'impossibilità
di cambiare (Commenti dal Gruppo PD) e non voglio condividere
la responsabilità di continuare a condannarla e a non
assolvere il compito di migliorarla. (Commenti della senatrice
Mongiello)
.



Sono consapevole che la sfida che ho di fronte è una sfida
difficile, impegnativa. Chi mi ha preceduto nel ruolo di Ministro e
ha cercato di cambiare la scuola non ha avuto un percorso agevole, ma
questa fatica merita di essere compiuta; la devo al Paese, ai
ragazzi, alle famiglie, agli insegnanti (Applausi dai Gruppi PdL e
LNP)
, a coloro che si aspettano e meritano una scuola migliore,
come recita la Costituzione, aperta a tutti, che distribuisca pari
opportunità. (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi PdL e
LNP. Molte congratulazioni).





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